This is the original Italian text from the 1935 book Prodigi e misteri delle radio-onde (Prodigies and mysteries of the Radiowaves), by D. E. Ravalico, which was quoted by Lucie Bigelow Rosen in the concert program entitled “The Theremin”. My guess is that Rosen received this book directly from the author during her 1938 Italian tour (Naples and Venice). This could be confirmed if the book (maybe with an autograph dedication to Rosen by the author himself) could be found in the Caramoor Archives. (V.S.)
Dai nostri attuali strumenti musicali noi otteniamo dei suoni che avrebbero entusiasmato e deliziato tutti i musicisti dall’inizio del mondo fino al secolo scorso. Sono da poco scamparse la spinetta e la viola d’amore. Grandissimo è il numero degli strumenti musicali inventati dall’uomo, ed ora quasi tutti scomparsi; quelli che tuttavia sussistono rappresentano probabilmente la somma dei perfezionamenti che una lunga esperienza nel campo musicale ha saputo suggerire.
Anche questi sono però suscettibili di ulteriori perfezionamenti. In quale senso e su quali basi è difficile dire, soprattutto in queste pagine. È quindi logico che anche l’elettricità sia chiamata a portare il suo contributo in questo campo. Dobbiamo anzi attenderci da questo intervento una vera e propria rivoluzione.
Gl’istrumenti oggi in uso sono destinati non solo ad una riduzione nel numero, ma è anche assai probabile la soppressione di molti tipi. Alcuni istrumenti musicali elettronici hanno già fatto la loro comparsa sulla ribalta dell’arte. Non deve destar meraviglia che essi abbiano finora ottenuto un successo mediocre, quasi esclusivamente dovuto alla novità. Non poteva essere altrimenti, dato che manca loro l’importantissimo fattore che si chiama esperienza. Si tratta finora soltanto di neonati.
Uno di questi strumenti richiede l’intervento di una sola persona: il direttore d’orchestra. Tutti gli altri professori restano eliminati. Il direttore d’orchestra, poi, è stato, tanto per incominciare, privato della bacchetta. Il semplice movimento a vuoto delle sue mani, e cioè senza il minimo contatto con l’istrumento è sufficiente a farne scaturire i suoni. Nessun apparecchio vien mosso dal suo comando, per la semplice ragione che non esiste orchestra come non esistono istrumenti che la compongano. Le sole braccia in movimento del direttore sono sufficienti a provocare i suoni. Magia, dunque – dirà qualcuno. Non nel significato assoluto della parola, ma si tratta di una realtà che alla magia s’avvicina davvero molto, se vogliamo considerare soltanto il rapporto tra la causa minima, rappresentata da un semplice movimento a vuoto delle mani e l’effetto che è quello di dar vita ad una vera e propria orchestra… che non esiste. E veniamo alla spiegazione chè è tempo.
Dal porta musica si erge un bastoncino metallico, ad un lato del quale è sistemata una spira, pure metallica. Sul porta musica stesso, collegato alla corrente elettrica d’illuminazione, poggia lo spartito. Il direttore s’avvicina, e fatto scattare un interruttore, comincia a muovere le braccia, come se dirigesse. Subito i suoni escono da un diffusore rivolto verso gli ascoltatori.
Mi riuscirebbe spiacevole che il lettore pensasse, anche per un momento, ad una fantasia di cattivo gusto uscita dalla mia penna per stupirlo. Si tratta invece di una invenzione praticamente realizzata da un tecnico russo, Leone Theremin, il quale vive in America, dove ha già dato parecchie dimostrazioni.
Una grande casa americana produttrice di dischi fonografici e di radio-ricevitori ha lanciato sul mercato il nuovo apparecchio musicale già fin dal 1930.
Lo strumento – il « Thereminvox » – non ha tastiera, nè corde, nè trombe, nè alcuna parte che possa comunque somigliare ad un normale strumento musicale. Avvicinando una mano al bastoncino metallico – l’antenna verticale – si sente un suono, che diventa sempre più basso quanto più la mano si allontana, mentre si acutizza a misura che questa si avvicina. Togliendo del tutto la mano dalla presenza dell’antenna verticale il suono cessa. Non è mai necessario toccare l’antenna.
La spira disposta orizzontalmente al lato sinistro dell’apparecchio – l’antenna orizzontale – serve solo per variare l’intensità del suono prodotto. Abbassando la mano sulla spira si diminuisce la potenza del suono, e cioè il suo volume. La mano destra regola quindi l’altezza del suono mentre la sinistra ne varia la intensità.
Negli apparecchi radio-riceventi in uso alcuni anni or sono, avvicinando semplicemente la mano alla manopola di sintonia, si avvertiva a volte un ululato, che cessava non appena la mano veniva allontanata. Questo fenomeno è stato in seguito soppresso mediante l’uso di schermaggi, costituiti da divisioni metalliche tra i vari organi.
Fin da quell’epoca il Theremin pensò di utilizzare tale fenomeno per creare un nuovo strumento musicale, ciò che infatti gli riuscì. Il principio di funzionamento è il seguente: l’apparecchio produce due oscillazioni a frequenza inaudibile, mediante due circuiti oscillanti ad alta frequenza. Avvicinando le mani alle due antenne, la verticale e l’orizzontale, si produce un accoppiamento tra i due circuiti. La sovrapposizione delle due oscillazioni inaudibili determina dei « battimenti », ossia delle oscillazioni risultanti a frequenza audibile, la cui nota varia secondo la posizione delle mani. I suoni prodotti con tale sistema posseggono alcune caratteristiche del violoncello.
Parecchi sono attualmente gli strumenti musicali elettronici. Il thereminvox è uno dei primi apparsi. Anche in Italia ne vennero costruiti diversi basati su principi radiotecnici. Uno dei più noti è il triodo melodico del fisico D. Mazzotto presentato alla Società Italiana di Fisica, nel 1926.
Nel triodo melodico esiste una tastiera come nel pianoforte. La differenza consiste nell’assenza delle corde rimpiazzate da una valvola elettronica simile a quelle usate nei radio-ricevitori moderni.
All’entrata della valvola è sistemato un trasformatore, di tipo normale. Il circuito di placca è collegato al primario, quello di griglia al secondario, il che provoca una rigenerazione che si manifesta con un fischio, la cui frequenza dipende dalle caratteristiche del trasformatore. I tasti servono per applicare al triodo tensioni diverse, producendo così oscillazioni di diversa frequenza. Ne risulta praticamente la corrispondenza di ciascun tasto ad una nota differente della gamma musicale.
Così è sorto l’organo elettronico, in cui le solite canne sono sostituite da altrettante valvole melodiche, ciascuna delle quali è atta a determinare una corrente elettrica musicale di frequenza voluta, e cioè una diversa nota. Uno dei più grandi organi elettronici è stato costruito per la stazione trasmittente Radio-Parisien. Esso possiede 400 valvole elettroniche melodiche, oltre le amplificatrici, e 60 tasti. La voce di quest’organo ultra-moderno è veramente eccezionale. Da esso si diffondono suoni impossibili ad ottenersi con altro mezzo. Questo strumento presenta delle possibilità praticamente infinite.
D. E. Ravalico, Prodigi e misteri delle radio-onde, Milano, Bompiani, 1935